Un bambino o un adolescente è vittima di atti di bullismo quando è esposto ripetutamente nel corso del tempo ad azioni offensive e umilianti perpetuate da parte di uno o più compagni (Olweus 1986-1991).
Il bullismo così come lo definisce Farrington (1933) è “un’oppressione psicologica o fisica, ripetuta e continuata nel tempo, perpetuata da una persona più potente nei confronti di un’altra persona percepita come più debole”.
Questo significa che l’atto del bullismo può avere diverse manifestazioni, dal beffeggiare, deridere, escludere o isolare, all’usare la forza e due forme, una diretta con il faccia a faccia e una indiretta di cui un esempio è il cyberbullismo. In tutti i casi si tratta comunque e sostanzialmente di una violenza, il cui fine è danneggiare l’altro, sia dal punto di vista psicologico che fisico. Stiamo quindi parlando di una situazione relazionale che tende a perpetuarsi, a intensificarsi e a mantenersi anche sulla base delle risposte emesse della vittima che è prevaricata e da chi osserva le azioni del bullo.
La violenza interpersonale, sia diretta che indiretta, soprattutto durante l’infanzia può creare un disturbo post-traumatico da stress o agire come fattore di rischio per esordi psicopatologici. L’esposizione ad eventi stressanti riveste infatti un ruolo fondamentale nell’esordio di numerose psicopatologie, soprattutto se sono presenti fattori psicosociali e di vulnerabilità genetica, come sostiene la teoria dell’origine multifattoriale dei disturbi mentali.
Il bullismo pertanto così come definito dall’OMS rappresenta per chi lo subisce un trauma psicologico, il risultato mentale di un evento o di una serie di eventi improvvisi ed esterni, in grado di rendere l’individuo temporaneamente inerme e di disgregare le sue strategie di difesa e di adattamento (OMS 2002).
Già da queste brevi informazioni si evince quanto sia indispensabile agire precocemente e tempestivamente cercando di cogliere sin da subito quei segnali che possono aiutarci a capire se il proprio figlio è vittima di un bullo.
Ecco i segnali per capire se vostro figlio è vittima di bullismo
- Isolamento: si isola con gli altri, rimane spesso a casa, ha pochi o nessun amico
- Rifiuto della scuola: non vuole andare a scuola e somatizza il suo malessere con disturbi fisici, mal di pancia, mal di testa
- Scarsa condivisione degli accadimenti scolastici: è chiuso in se stesso, non racconta quello che gli succede, spesso per non sentirsi vittima due volte, la prima perché lo è realmente e la seconda per non apparire debole agli occhi degli altri.
- Problemi di insonnia: manifesta difficoltà a dormire o problemi durante il sonno come incubi ripetuti o enuresi notturna
- Cambiamenti emotivi, comportamentali: aumento dell’aggressività, aumento di un linguaggio poco rispettoso. Alcuni esiti dell’essere esposti al bullismo è quello di incorrere in comportamenti problematici quali criminalità, uso di sostanze…
- Malessere generale: si mostra spesso ansioso, agitato e può avere attacchi di panico; alcuni di questi segnali possono essere legati al rivivere continuamente l’evento traumatico, continuando a provare tutte le emozioni, sensazioni e pensieri esperiti in quel momento.
- Peggioramento del rendimento scolastico: il rendimento cala fino a manifestare il desiderio di interrompere precocemente gli studi magari per la paura di affrontare le situazioni i cui si è esposti alla presenza e al giudizio degli altri.
- Evidenti segni fisici: lividi, vestiti strappati, oggetti persi o rotti
Cogliere questi piccoli segnali è importantissimo per aiutare il bambino vittima di bullismo e intervenire affinché il circuito della violenza si fermi.
Osserva, Cogli, Intervieni!
di Katia e Sara Santarelli
Bibliografia
Olweus, Dan Bullismo a Scuola: ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono Editore Giunti
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