Spesso, quando si pensa al narcisista patologico, si pensa ad una persona di successo, vincente e prevalentemente di sesso maschile. Certamente si può affermare che esistono narcisisti patologici che riescono a realizzarsi raggiungendo gradi elevati nella scala sociale, ma sono pur sempre una rarità.
Il narcisista patologico, invece, è ovunque, ed è piuttosto facile incontrarlo nel corso della nostra esistenza; può essere ad esempio un avvocato, un operaio, un medico, un personal trainer, un autista, sia di sesso maschile sia di sesso femminile.
Quindi cosa significa soffrire di narcisismo patologico?
Equivale a inseguire costantemente una vetta impossibile da raggiungere.
La vetta potrebbe tradursi nell’essere costantemente amato, ammirato, compreso, o nel voler diventare il più ricco e/o il più famoso.
Ma perché si affannano così tanto?
La risposta è per sfuggire a un vuoto interiore, che si concretizza nella mancanza di senso della vita e in una percezione di inadeguatezza e vergogna.
I narcisisti, come spiega molto bene Giancarlo Dimaggio nel libro “L’illusione del narcisista: la malattia nella grande vita”, oscillano tra alcuni stati mentali, indicativamente quattro, di cui i primi due si contendono il primato per il tempo che occupano la mente del narcisista.
Vediamo quali sono:
1. Rabbia: permanente irritabilità dovuta al tentativo costante di realizzare l’impossibile.
In pratica parlano di cose grandiose ma non le fanno perché mancano di agentività (incapacità di agire) e se non riescono a raggiungerle spesso disprezzano chi riesce o chi pensa possa aver ostacolato la loro riuscita, generando una rabbia congelata che a tratti può esplodere.
Ad es. Francesco raccontava di come si sentiva arrabbiato, mostrando disprezzo verso la compagna che reputava non aiutarlo e sostenerlo nelle sue imprese grandiose e bizzarre e per questo immeritevole di vicinanza e progettualità.
2. Vuoto: in questo stato mentale la percezione è che la vita abbia perso di senso.
In pratica non riescono a godersi la vita.
Perché succede questo?
Faticano così tanto e impiegano così molte energie per ottenere l’approvazione dagli altri, che si dimenticano, strada facendo, di cosa piaceva loro.
Ad es. Maria si lamenta di non provare piacere nel fare una passeggiata o nel guardare un tramonto con il proprio compagno, o semplicemente nell’andare a cena fuori per il gusto della compagnia e del buon cibo: per lei non è importante trovarsi nel miglior ristorante della città, perché ciò che conta davvero è poterlo raccontare ed esibire come status symbol.
Cosa fanno per sopperire al vuoto?
Si ritirano da tutto e da tutti, si rintanano nella torre d’avorio, si distaccano e tengono le relazioni distanti.
Gli studiosi lo chiamano il bozzolo, che per alcuni può essere ad es. il lavoro, la casa, internet, lo sport; si verifica quando questi aspetti occupano tutta la loro vita escludendo tutto il resto, come l’amore, le amicizie, la famiglia.
In pratica è la loro uscita di scena. Il problema vero del narcisista è qui.
3. Senso di superiorità: può assumere la forma di un’auto esaltazione o disprezzo per l’altro, soprattutto se l’altro ce l’ha fatta.
“Sono il migliore, sono speciale, faccio cose importanti, frequento luoghi esclusivi, guadagno molti soldi, ho molte idee vincenti ecc.” sono tipiche frasi che denotano una strategia difensiva basata sulla grandiosità che però dura ben poco tempo nella loro mente.
Il vero segnale di superiorità è come guardano gli altri dall’alto in basso, pronti a notare ogni minima falla.
Ed è così che loro diventano lo specchio deformante dei nostri fantasmi, soprattutto se la persona in relazione con un narcisista ha una bassa autostima.
Essendo la grandiosità una difesa e una cura verso l’abisso e la vergogna, la miglior arma dei narcisisti diventa il disprezzo.
Attraverso il disprezzo, infatti, il narcisista si permette di allontanare l’altro, sminuendolo, cosicché l’altro viene neutralizzato del suo potere.
4. Esperienza dell’abisso: esperienza colma di angoscia, paura e vergogna quando il bluff viene scoperto da un interlocutore attento.
Tale esperienza si verifica quando il narcisista viene scoperto, ad es. non possiede una laurea tanto decantata, né quei beni materiali vantati, e conseguentemente viene visto nella sua vulnerabilità. Per il narcisista essere vulnerabile equivale ad essere debole e quindi oggetto di disprezzo e “il narcisista muore se si sente disprezzato”.
Citando Giancarlo Dimaggio: “Lo riconoscete: ostenta sicurezza, parla con disprezzo, sale sul piedistallo, tiene l’amore a bada, considera il coinvolgimento affettivo fonte di disturbo”.
di Katia e Sara Santarelli
Tratto dal libro: L’illusione del narcisista: la malattia nella grande vita” di Giancarlo Dimaggio.
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