La paura di parlare in pubblico

La “paura di parlare in pubblico” è un problema che colpisce tantissime persone. A quanti di voi sarà capitato di sentirsi terrorizzati, preoccupati, tesi all’idea di parlare in pubblico, durante un esame, ad un seminario, di fronte a sconosciuti, ad una festa o con gruppo di amici…

Per molti questa difficoltà la si può collegare ad un problema di bassa autostima e alla sensazione di sentirsi costantemente dei perdenti o degli incapaci. Alle volte la paura può riferirsi al timore di non riuscire a portare a termine una prestazione nel migliore dei modi, altre volte ad un problema nello stare al centro dell’attenzione o nel creare fastidio o disturbo agli altri.

 

Ci sono poi innumerevoli variabili che possono cambiare da persona a persona, la familiarità o meno delle persone con le quali ci si trova ad esporsi, il numero, il contesto…ci sono persone che per esempio possono sentire imbarazzo e disagio nel parlare di fronte ad una telecamera ma non di fronte ad un pubblico o viceversa, persone che non hanno problemi a confrontarsi con un certo numero di persone familiari ma non altrettanto con sconosciuti.  

Immaginiamo per esempio una persona che si è bloccata o che è stata derisa in una situazione analoga a quelle sopra citate e che a seguito di questa esperienza abbia iniziato ad allarmarsi e ad immaginarsi di fallire nuovamente di fronte a situazioni simili: molto probabilmente la osserveremo nel tentativo di evitare tutte le situazioni di questo genere in modo da mantenersi sempre al sicuro e al riparo da emozioni spiacevoli provate in quella situazione.

 

La paura di parlare così come le altre paure è determinata da esperienze di vita a seguito delle quali è stata creata una connessione tra una data situazione e le emozioni spiacevoli ad essa collegate, dove si è costruita o rafforzata un immagine di sé di persona incapace o inadeguata o dove è passata l’idea che le cose devono essere perfette altrimenti non ne vale la pena, che sbagliare o fallire non è ammissibile e che quando questo accade possono esserci conseguenze terribili.

A volte esperienze di questo tipo hanno radici nell’infanzia e nell’adolescenza, alle quali spesso si aggiungono esperienze in cui ci si è sentiti umiliati, incapaci, diversi dagli altri o inadeguati. Esperienze negative vissute nel passato possono contribuire a creare quel tipo di connessione tra le situazioni in cui ci si trovava al centro dell’attenzione, le emozioni spiacevoli che ne sono derivate e la tendenza a evitare tutte le situazioni simili nel corso della vita.

Tuttavia questo tipo di collegamento potrebbe non essere del tutto chiaro o accessibile per la persona che magari non comprende fino in fondo le ragioni del suo disagio o fastidio e i motivi che lo spingono a mantenersi distante da certe situazioni sociali. Potrebbe persino raccontarsi di non essere interessato a certe esperienze senza vedere che dietro a quel “sono fatto così…queste cose non mi interessano” c’è una storia non decodificata che ha generato e mantenuto quel tipo di atteggiamento o “sottile evitamento”.

 

Cosa succede quando il nostro corpo sperimenta paura?

Gli esseri umani possiedono due sistemi operativi distinti, uno per far fronte alle emergenze e l’altro per la gestione degli eventi della vita di tutti i giorni, la nostra routine. Quando nell’ambiente che ci circonda percepiamo una minaccia il nostro sistema deputato alla gestione delle emergenze si attiva generando una forte sensazione di stress. Con l’attivazione di questo sistema si disattivano alcuni sistemi meno importanti per la sopravvivenza a favore di un maggior coinvolgimento di altri, come ad esempio gli arti.

Tra i primi ad essere compromessi ci sono quello digestivo e quello legato al pensiero logico: per esempio quando stiamo in panico non riusciamo a ragionare in modo eccellente e facilmente avvertiamo sintomi come nausea, mal di stomaco e quindi può accadere che in determinate circostanze si faccia fatica a ricordare le cose poiché il materiale immagazzinato in memoria  è temporaneamente inaccessibile e si provi il desiderio di fuggire da quella situazione in quanto risposta istintiva alla sopravvivenza.

Questo aspetto è a riprova del fatto che non basta conoscere molto bene un argomento per poterlo ricordare o effettuare innumerevoli prove perché quando il panico prende il sopravvento le informazioni non sono più accessibili.

 

Come possiamo limitare questo disagio?

Una delle cose che possiamo fare, immediatamente prima di una prestazione o comunque quando iniziamo ad avvertire un certo disagio, per disattivare il sistema di SOS che è attivato, è favorire una maggiore salivazione o bevendo un po’ d’acqua. In questo modo consentiremo al sistema digestivo, che normalmente è uno dei primi sistemi ad essere compromesso, di rifunzionare adeguatamente e questa ripresa di attività verrà letta dal nostro cervello come l’allarme è finito!

Naturalmente questa indicazione non vuole sostituire un trattamento psicoterapeutico, in quanto solo quest’ultimo potrà consentire alla persona di risolvere efficacemente e una volta per tutte il suo problema.

 

Bibliografia. EMDR Revolution T. Croitoru Edizione Mimesis

Dott. essa Katia Santarelli 

Dott. essa Sara Santarelli

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